‘A rumba d’’e scugnizze e L’ultimo scugnizzo furono scritte e interpretate da Raffaele Viviani. La figura dello scugnizzo, tipica figura napoletana, fu il cavallo di battaglia del
nostro attore, anzi divenne la sua maschera drammatica, la quale rifletteva la cinica e dura realt� storico-sociale di Napoli.
La macchietta napoletana dello scugnizzo consent� a Don Rafele, nel 1906, di essere
elogiato da una persona importante della storia contemporanea, il re Vittorio Emanuele III, che trovandosi presso la Gelateria Siciliana situata nell’Esposizione in Piazza D’Armi di
Milano, rimase esterrefatto dalla bravura del noto macchiettista.
Il personaggio popolare del teatro vivianeo conquister� l’attenzione di molti intellettuali,
critici, artisti e studiosi, tanto che Don Rafele sar� considerato lo scugnizzo per antonomasia, e nelle sue divertenti interpretazioni verr� acclamato con plausi e ovazioni. Eduardo Scarpetta,
un altro grande attore del teatro napoletano, ammirando Viviani nel suo ruolo di ragazzino monello, espresse un bellissimo elogio, e ci tenne a precisare che lo scugnizzo sebbene � una macchietta
napoletana comica, nasconde tuttavia un velo di amarezza…“fra il riso spunta cocente una lagrima”.
Lo scugnizzo vivianeo � molto vivace, egli compie sulla scena capriole, atti pittoreschi, burle, rispecchia
profondamente le sue origini e il suo modo di essere un ragazzino monello e sfacciato; un “tipo” preso dalla strada
che vivendo in squallidi quartieri e in vicoli degradati di Napoli si diverte a compiere misfatti e azioni alquanto scellerate. Tuttavia il primo interprete della macchietta ‘O Scugnizzo, scritta da Capurro e musicata da Buongiovanni
fu Peppino Villani. Per quanto riguarda La rumba d’’e scugnizze � ambientata in un colorito mercato napoletano,
dove le voci dei venditori ambulanti si contrappongono con gli schiamazzi dei girovaghi comuni e il tutto � vivacizzato da parti cantate e musicate, ci� lo si pu� ben notare in questi versi:<<'O chiuovo i' tengo! Cic - cic - cic c�..
. Bell''e'ammere! Cic - cic - cic - c�... Scarole ricce p''a 'nzalata! Cic - cic - cic - c�… Fen�cchie! Cic - cic - cic - c�...[ ]>>; traduzione:
<<Ho il chiodo! Cic - cic - cic - c�... Belli i gamberi! Cic - cic - cic - c�... Scarole ricce per l'insalata! Cic - cic - cic – c�… Finocchi! Cic - cic - cic - c�...[ ]>>. Con l’esibizione di questo bellissimo canto popolare, l’attore unisce lo spirito napoletano, rappresentato appunto dalla figura popolare dello scugnizzo con un genere esotico oltre oceano: la rumba, danza afrocubana nata verso il
1920.
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