La “canzone sceneggiata” presenta una vena verista-patetica e gli autori artefici della diffusione di questo filone musicale popolare furono Bovio-Cafiero-Fumo.
La classica sceneggiata napoletana unisce in un'unica rappresentazione, come avviene nei varietà, i monologhi, il canto, la musica, il ballo e la recitazione. I motivi principali sono: l’amore, la passione, la gelosia, i valori ancestrali, l’onore, il tradimento, l’adulterio, mamme morenti, il rapporto viscerale madre-figlio, giovani nullafacenti e dissennati, la vendetta, il codice d’onore, la lotta tra il buono e “
‘o malamente”, etc. Attorno alla canzone drammatica viene dunque realizzato un testo teatrale in prosa avente come sfondo una trama sentimentale con il conseguente tradimento. I componimenti si
ispirano dunque alla quotidianità della vita popolare e le vicende si svolgono nella povera realtà sociale dei quartieri e dei vicoli di Napoli e negli ambienti della malavita.
Infatti il teatro della sceneggiata diventa un “teatro d’onore” che rispecchia tutti i dettami più sacri del codice camorristico.
Non è un caso che all’interno della sceneggiata configurano sempre tre personaggi principali che costituiscono una triangolazione isso (lui, detto anche “tenore”, è l’eroe positivo), essa (lei,
è l’eroina ed è chiamata anche “prima donna di canto”) e ‘o malamente (il malavitoso, l’antagonista mascalzone cattivo). Le parti che concorrono da
supporto sono quelle affidate invece ai personaggi secondari che per l’appunto fungono da spalla, e sono: ‘a mamma (la seconda donna),
portatrice di valori positivi poiché simboleggia il focolare domestico; ‘o nennillo (il fanciullo nato dalla coppia protagonista) e infine ‘o comico e ‘a comica
, alle quali è affidato il repertorio comico. La donna se non veste il ruolo della mamma è vista in maniera negativa, è una moglie fedifraga, la quale disonorando il proprio uomo lo costringe ad essere un assassino
uccidendola, affinché questi abbia salvo il proprio onore, dunque ella è portatrice di valori immorali pronta a tradire il valore sacro della famiglia. La platea ha una forte incidenza sulla scena, essa partecipa attivamente
alla rappresentazione mostrando la sua adesione o il suo dissenso alla vicenda rappresentata, tanto è vero che gli attori-autori scrivevano trame tenendo ben presente i gusti del pubblico. Molte volte infatti gli spettatori
rispecchiandosi nei personaggi non erano d’accordo sul finale della vicenda, allora originavano animate discussioni dove il tutto finiva con tremende risse verbali e fisiche. Lo spettatore imponeva che nella lotta tra il
buono e il cattivo, tra il male e il bene a trionfare fosse sempre il buono, con il quale egli perennemente si identificava.
(tm)
|