La costruzione del Palazzo Reale di Portici fu ordinata da Carlo di Borbone nel 1738 che affidò i lavori all’architetto Mediano. Lavori continuati poi nel 1741 da Antonio Canevari e terminati
da Ferdinando Fuga e da Luigi Vanvitelli. La Reggia di Portici
diventa, nel 1872, sede della Scuola Superiore di Agricoltura, nel 1924 Istituto Superiore Agrario e, infine, dal 1935 ospita la Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli. Sempre nel 1738, il
re Carlo di Borbone, fece iniziare, nei luoghi di Resina, un vero e regolare scavo archeologico, sebbene qualche anno prima già il principe Emanuele d'Elboeuf di Lorena,
vedendo che dallo scavo di alcuni pozzi interrati venivano ritrovati antichi marmi, statue, bronzi, oggetti preziosi, articoli da corredo, stoffe e quant’altro, decise di comprare quel suolo e di continuare gli scavi. Durante il ‘700 la Reggia di Portici, assunse la duplice funzione di residenza estiva dei reali e Museo Ercolanese, fondato per custodire i preziosi reperti che, in quel periodo, venivano trovati negli scavi di Pompei ed Ercolano. L’iniziativa del re e le lunghe permanenze nella residenza estiva dei reali, indussero la nobiltà napoletana a
costruire numerose dimore lungo il “Miglio d’oro”, uno dei tratti territoriali più suggestivi del mondo. Giuseppe Maria Galanti, nel 1829, attesta che “la
dolcezza del clima, la bellezza della situazione ed il soggiorno della Corte han reso Portici e il territorio del Miglio d’oro il centro delle villeggiature dei napoletani”; mentre Nocerino,
nel 1787, afferma che “la fama di Portici risale a epoca lontana: vi soggiornano Petrarca e Boccaccio, è decantata dal Pontano e dal Martirano in versi eleganti, ha ospitato re, ambasciatori, dignitari, artisti,
proveniente da ogni dove. Il paesaggio è straordinario, l’aria salubre, le campagne molto fertili; solo il vulcano dà qualche preoccupazione, ma non a Carlo di Borbone che acquista terre e palazzi nella zona, con
l’idea iniziale di creare una vasta tenuta, per la caccia delle quaglie, che vada dal mare al Vesuvio”.
Oggi gli archeologi stanno, a poco a poco, riportando in vita le splendide Ville Vesuviane, reinserendole ad una ad una nel patrimonio dell'umanità. Difatti il programma di recupero delle aree archeologiche, avviato dalla locale
Soprintendenza e dalla coraggiosa opera politica portata avanti dall’Ente delle Ville Vesuviane, consente di visitare complessi finora inaccessibili, come la Villa dei Pisoni di Ercolano, dove erano custoditi rotoli di
papiro, e ancora tra le tante ville note in fase di recupero ricordiamo: Villa Pignatelli di Montecalvo, Villa Meola, Palazzo Bisignano, Villa Aprile, il Collegio Landriani, Villa Campolieto a Ercolano e Palazzo Vallelonga a
Torre del Greco
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Bibliografia. ● N. NOCERINO, La Real Villa di Portici, Napoli 1787. ● PIERRO,Il Miglio d’Oro, Monumenti e Miti della Campania Felix, Il Mattino, 1996.
● LUIGI BALZANO, I 13 Comuni del Parco Nazionale del Vesuvio, Agenda dei Comuni Vesuviani 2007, 15a Edizione. ● ROBERTO DI STEFANO, Il Miglio d’oro: Itinerario fotografico attraverso le ville vesuviane.Napoli, Il laboratorio edizioni, 1979.
● PIETRO GARGANO, a cura di Vincenzo Proto, il Vesuvio e il Miglio d’Oro: San Giorgio a Cremano, Portici, Resina. Torre del Greco, Electa, Napoli 1995
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