Cultura, Leggende e Fatalismo…
In campo letterario il gioco del lotto è stato aspramente condannato da molti scrittori per lo più di origine partenopea, specie dalla scrittrice e giornalista Matilde Serao
(1856-1927), nata in Grecia ma di origini napoletane da parte di padre. Da grande osservatrice della cultura partenopea la Serao nel suo capolavoro Il paese di cuccagna (1891) esamina tutti i mali morali, sociali, economici e psicologici che il gioco del lotto ha apportato presso la società napoletana. Esso più che arricchire un povero uomo in beni materiali finisce col fargli perdere tutto ciò che possiede, poiché egli sfidando la propria sorte e sperando di essere sostenuto dalla Dea Bendata per una eventuale vincita punta tutti i suoi beni in assurde scommesse. La scrittrice dunque riprende il discorso già affrontato in una sua precedente opera Il ventre di Napoli (1884),
dove dedica ben due capitoli al gioco del lotto e rivela che: “Il lotto è il largo sogno, che consola la fantasia napoletana: è l’idea fissa di quei cervelli infuocati; è la grande visione felice che appaga la
gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime. […] Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è
l’acquavite di Napoli.” Il gioco del lotto di conseguenza va inteso come la “fabbrica dei sogni” per il popolo partenopeo e non, in momenti di difficoltà economica si ricorre spesso a questo gioco con la speranza che una bella vincita possa far cambiare in meglio la vita del giocatore. Diventa dunque un po’ il gioco del “paese dei balocchi”;
il gioco associato alla speranza di una grossa vincita che permette di sognare e fantasticare l’impossibile… Specie ai tempi tristi e magri delle due Grandi Guerre mondiale, gli italiani all’epoca speravano
maggiormente di arricchirsi coi numeri al lotto per poter così sfuggire da una cruda e meschina realtà, ricca di violenza e di dolore.
Stando all’antica tradizione il popolo partenopeo ricorre frequentemente alla smorfia o alla cabala del lotto per interpretarne i sogni, i segni più vari o le lettere dell’alfabeto a cui vengono assegnati per l’appunto uno o più significati numerici, e da essi poi si ricavano i numeri corrispondenti per giocarli al lotto. La kabbala deriva
dall’etimologia ebraica qabbalah che significa tradizione e trae origine dalle correnti mistiche, filosofiche e teologiche ebraiche. Oltre al gioco del lotto, abbiamo tanti altri giochi tipici:
Superenalotto, gratta e vinci, totocalcio, totogol, lotterie varie, il bingo e la tombola napoletana (definita da Luca Torre “lotto casereccio”); tipico gioco natalizio basato sull’estrazione dei
90 numeri per la realizzazione dell’ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola. Ad ogni numero come consuetudine corrisponde una leggenda, una storia, una figura o addirittura un santo, basti ricordare i numeri più noti:
8 “ ‘a Madonna”; 13 “Sant'Antonio”; 33 “ll'Anne 'e Cristo” (Gli anni di Cristo); 48 "'O muorto che
parla" (Il morto che parla); 57 ‘O scartellato (Il gobbo); 75 Pulcinella; 85 "L'anema d'o priatorio" (l'anima del Purgatorio);
37 “‘O munaciello” (il monaco). Sulla natura del munaciello
esiste una leggenda folkloristica napoletana che narra di un piccolo monaco alla cui entità sono stati attribuiti vasti poteri magici. Alcuni tradizionalisti ritengono che a secondo delle circostanze lo spiritello possa assumere o atteggiamenti maligni e dispettosi o atteggiamenti benigni e propiziatori; egli può presentarsi alle persone anche in veste umana, ossia come un bambino nano con sembianze da vecchio mostruoso.
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