Il Gioco del Lotto a Napoli

Dr.ssa Tina Marasca

57 - O’ scartellato (Il gobbo)

Un Po’ Di Storia…

Napoli paese di magia, di superstizioni e numeri ha un forte legame con il gioco del lotto, e sebbene tale gioco si � diffuso tardi nella nostra citt�, solo nel 1682, Napoli � pur sempre stata considerata la capitale del banco lotto.

Il gioco del lotto � nato a Genova nel 1539 dalle scommesse illegali che si facevano sui novanta nomi dei candidati che sarebbero usciti dalle urne per le elezioni al Senato e da allora nei secoli a seguire � stato fortemente ostacolato dalla Chiesa e dalle autorit� governative in quanto ritenuto un gioco pericoloso e immorale. Persino noti personaggi storici lo abolirono, tra cui Vittorio Amedeo II nel 1713 e Giuseppe Garibaldi nel 1860. Ma, successivamente per far fronte alla continua crisi finanziaria il governo decise di legalizzarlo per trarne i dovuti profitti e dal 1817 fu stabilito che le estrazioni avvenissero ogni sabato.

Oggi il gioco del lotto � regolato dal Ministero delle Finanze.

Cultura, Leggende e Fatalismo…

In campo letterario il gioco del lotto � stato aspramente condannato da molti scrittori per lo pi� di origine partenopea, specie dalla scrittrice e giornalista Matilde Serao (1856-1927), nata in Grecia ma di origini napoletane da parte di padre. Da grande osservatrice della cultura partenopea la Serao nel suo capolavoro Il paese di cuccagna (1891) esamina tutti i mali morali, sociali, economici e psicologici che il gioco del lotto ha apportato presso la societ� napoletana. Esso pi� che arricchire un povero uomo in beni materiali finisce col fargli perdere tutto ci� che possiede, poich� egli sfidando la propria sorte e sperando di essere sostenuto dalla Dea Bendata per una eventuale vincita punta tutti i suoi beni in assurde scommesse. La scrittrice dunque riprende il discorso gi� affrontato in una sua precedente opera Il ventre di Napoli (1884), dove dedica ben due capitoli al gioco del lotto e rivela che: “Il lotto � il largo sogno, che consola la fantasia napoletana: � l’idea fissa di quei cervelli infuocati; � la grande visione felice che appaga la gente oppressa; � la vasta allucinazione che si prende le anime. […] Il popolo napoletano, che � sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto � l’acquavite di Napoli.
Il gioco del lotto di conseguenza va inteso come la “fabbrica dei sogni” per il popolo partenopeo e non, in momenti di difficolt� economica si ricorre spesso a questo gioco con la speranza che una bella vincita possa far cambiare in meglio la vita del giocatore. Diventa dunque un po’ il gioco del “paese dei balocchi”; il gioco associato alla speranza di una grossa vincita che permette di sognare e fantasticare l’impossibile… Specie ai tempi tristi e magri delle due Grandi Guerre mondiale, gli italiani all’epoca speravano maggiormente di arricchirsi coi numeri al lotto per poter cos� sfuggire da una cruda e meschina realt�, ricca di violenza e di dolore.

Stando all’antica tradizione il popolo partenopeo ricorre frequentemente alla smorfia o alla cabala del lotto per interpretarne i sogni, i segni pi� vari o le lettere dell’alfabeto a cui vengono assegnati per l’appunto uno o pi� significati numerici, e da essi poi si ricavano i numeri corrispondenti per giocarli al lotto. La kabbala deriva dall’etimologia ebraica qabbalah che significa tradizione e trae origine dalle correnti mistiche, filosofiche e teologiche ebraiche. Oltre al gioco del lotto, abbiamo tanti altri giochi tipici: Superenalotto, gratta e vinci, totocalcio, totogol, lotterie varie, il bingo e la tombola napoletana (definita da Luca Torre “lotto casereccio”); tipico gioco natalizio basato sull’estrazione dei 90 numeri per la realizzazione dell’ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola. Ad ogni numero come consuetudine corrisponde una leggenda, una storia, una figura o addirittura un santo, basti ricordare i numeri pi� noti: 8 “ ‘a Madonna”; 13 Sant'Antonio”; 33 “ll'Anne 'e Cristo” (Gli anni di Cristo); 48 "'O muorto che parla" (Il morto che parla); 57 O scartellato (Il gobbo); 75 Pulcinella; 85 "L'anema d'o priatorio" (l'anima del Purgatorio); 37 “‘O munaciello” (il monaco).
Sulla natura del munaciello esiste una leggenda folkloristica napoletana che narra di un piccolo monaco alla cui entit� sono stati attribuiti vasti poteri magici. Alcuni tradizionalisti ritengono che a secondo delle circostanze lo spiritello possa assumere o atteggiamenti maligni e dispettosi o atteggiamenti benigni e propiziatori; egli pu� presentarsi alle persone anche in veste umana, ossia come un bambino nano con sembianze da vecchio mostruoso.

Bibliografia.
● Prefazione Di Luca Torre in La smorfia della Fortuna, edizioni Lito-Rama, Napoli 1994.
● Arena, Decaro, Troisi, in La Smorfia, Einaudi Tascabili Stile Libero, 1997.

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